sabato 30 maggio 2015

Seta - Alessandro Baricco

Incipit: Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell'esercito, Hervé Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile. Per vivere, Hervé Joncour comprava e vendeva bachi da seta.

Una di quelle esperienze di lettura dalle quali esco come stordita.
Stilisticamente impeccabile. Piccolo, essenziale, una di quelle cose cui non aggiungeresti o non toglieresti nulla. Perfino gli spazi bianchi lasciati alla fine di un piccolo capitolo hanno un senso e si intrecciano alla narrazione, nell'intento di contribuire a quella sospensione del tempo che vige in tutto il romanzo.
La trama, in breve, si dipana tra la Francia e il Giappone, dove il protagonista si reca per acquistare larve di bachi da seta. In quel paese lontanissimo si imbatte in una giovane donna, compagna del potente commerciante che gli offre ospitalità. Hervé è stregato dal fascino di lei, per una volta giacciono assieme, e molto tempo più tardi riceverà in patria una lettera che crede scritta dalla giovane, una struggente confessione d'amore e al contempo un addio. Solo più tardi il protagonista saprà che la lettera era stata invece scritta da sua moglie, consapevole del folle innamoramento di lui.

martedì 26 maggio 2015

Amare la letteratura: 35 perchè semiseri

Rubo da un blogger dell'area Wordpress: mi piace come scrive, è un divoratore assoluto della carta stampata e adora esprimere generosamente il proprio pensiero. Gli ho chiesto di poter pubblicare questo gustoso elenco. Mi ha detto di sì.

- Perché quando sono in fila alla posta, dal dottore o altrove posso attendere il mio turno senza morire di noia
- perché l’ultima pagina de “La nausea” di Sartre mi fece piangere
- perché ogni anno, il 19 marzo, quando nel mio paese accendono i fuochi per la festa di S. Giuseppe, penso al finale de “La luna e i falò” di Pavese
- perché leggendo non ho scoperto il senso della vita, ma ho scoperto che anche se non c’è alcun senso “bisogna immaginare Sisifo felice”
- perché quando mi chiedi un consiglio di lettura, anche se vorrei baciarti romanticamente in riva al mare o fare sesso selvaggio con te nel bagno di un pub, io ti consiglio qualcosa e non capisco mai se ho fatto bene a tacere tutto il resto

venerdì 22 maggio 2015

Sul gusto di essere "blogger".

Lo so, lo so, non è un tema nuovo. Tutti voi blogger probabilmente avrete un articolo simile nel vostro spazio, ma voglio togliermi anch'io il gusto di pormi questa domanda e girarla a chi leggerà. Vi propongo un testo di Primo Levi che è un elenco di motivazioni sull'urgenza di scrivere. Credo che in alcuni punti possa riguardare non solo lo scrittore dilettante o professionista, ma anche chiunque ami scrivere, e in particolare mi soffermo appunto sul gusto di essere blogger. Eccolo.
Perché si scrive?

martedì 19 maggio 2015

Burnout

Sia chiaro: non sono il tipo di insegnante fotografata in queste immagini, è un cliché che non mi appartiene. 
Insegno Lettere nelle scuole medie ormai da un quindicennio, di ruolo dal 2008, e sono il tipo da jeans e giacca sportiva, borsa pachidermica al fianco, scartoffie in disordine fra le braccia. Sono nella categoria "nuove leve", sto poco in cattedra, sono una "passista" in classe, mi capita anche di sedermi fra i ragazzi.

Mi piace utilizzare le cose in modo creativo, e mi hanno detto che le mie lezioni di Storia paiono monologhi teatrali (!) Nonostante mi possa annoverare fra gli insegnanti "cool", un termine che prendo a prestito dall'inglese e dai miei giovanotti di terza, anch'io secondo le stime sarei a rischio "burnout".
Il burnout è termine che si utilizza per tutti quei lavoratori che hanno condizioni di stress elevato, derivante soprattutto dalla condizione di relazione interpersonale accentuata. Si tratta di Assistenti Sociali, Educatori professionali (specie quelli che agiscono in situazioni "limite": tossicodipendenze, devianze, ecc.), addetti a front-office per molte ore al giorno, perfino selettori del personale e "motivatori" dei quadri dirigenti d'azienda.

venerdì 15 maggio 2015

Non ora, non qui - Erri De Luca

Incipit: Finchè ebbe luce negli occhi, mio padre fece fotografie. Un intero scaffale si riempì di immagini nostre riprese nelle circostanze speciali come nelle comuni. Durò dieci anni, non di più, la raccolta: gli anni del primo benessere e della caduta della sua vista. Resta così documentata fino al dettaglio una sola età, forse l'unica che sono riuscito a dimenticare. Gli album, gli archivi non mi sorreggono la memoria, invece la sostituiscono.

Il solo libro di Erri De luca che ho letto e che mi è piaciuto per una serie di ragioni. Intanto perchè vi si racconta vita vissuta, e questo è sempre un valore aggiunto a un testo narrato. Mi è piaciuto per lo stile asciutto e diretto, e per il fatto che emerge da questo racconto un legame madre-figlio estremamente interessante. Un ruolo centrale rivestono queste fotografie scattate da suo padre nel giro di dieci anni, sono anzi il leit motiv di tutto il racconto. In quelle instantanee è facile immaginare la donna di ieri, e non vi nascondo che, non so come, mi ci sono immaginata mia madre stessa. Forse per le affinità con questa donna d'altro tempo, simile alla mia per i silenzi, il gusto per l'essenziale, e perchè come la mia è stata sempre abbastanza parca nel manifestare il proprio affetto.

domenica 10 maggio 2015

Fantascienza "distopica"

Corre l'obbligo di una premessa: non prediligo questo genere di film e non ne guardo di conseguenza mai, ma casualmente mi sono imbattuta in "Divergent", produzione americana della scorsa stagione e sono riuscita ad arrivare fino alla fine. Un genere che non si smentisce, poichè il fine è quello di creare merchandising attorno a una trilogia, con tanto di seguito, videogioco, star osannate e quant'altro, ma se metto da parte tutto questo e vado al nucleo attorno al quale si dipana la storia, c'è qualcosa che trovo interessante. Il film è tratto da un romanzo di genere "fantascienza distopica", termine che ignoravo totalmente e che mi sono andata a cercare, scoprendo poi che trattasi di quel filone che narra di società immaginarie, future, in cui il progresso ha assunto la forma di un'apocalisse del sistema e dei costumi. Nulla di nuovo, insomma, se pensiamo alle opere di Orwell.

mercoledì 6 maggio 2015

L'arte di correre - Murakami

Incipit: Oggi è il 5 agosto 2005, un venerdì. Isola di Kauai, arcipelago delle Hawaii, costa nord. Il tempo è sempre così bello che quasi viene a noia. Al momento non c'è una nuvola in cielo, non c'è nemmeno un'allusione all'idea di nuvola. Sono arrivato qui alla fine di luglio e come al solito ho preso in affitto un appartamento.

Così comincia questo libro di Murakami, un diario di due anni che ripercorre una delle attività che gli appartengono intimamente: la maratona. Perlomeno questa la cornice nella quale si colloca un racconto più ampio, dal quale emerge il Murakami uomo dedito alla scrittura, le sue profonde riflessioni sul talento e la disciplina. In realtà è un testo a linee concentriche, alla fine del quale il lettore ha un ritratto fedele di questo celebre scrittore, comprese le sue fragilità e la consapevolezza dei propri limiti. 
Il mondo di Murakami è intimo, costruito con metodica dedizione ogni ora del giorno, un mondo pianificato e che si rivela passo a passo, quasi a rappresentare una metafora del suo correre verso obiettivi sempre maggiori. Credo che molto di questo mondo abbia a che vedere con lo spirito più genuino del Giappone, culturalmente legato al dettaglio, alla lenta costruzione di sé, all'apprezzare il tempo scomposto in innumerevoli segmenti. Mi piace questa descrizione di se stesso come uomo comune, fragile, con le proprie frustrazioni.