martedì 5 aprile 2016

Otello - William Shakespeare

Otello: Prima di ucciderti, sposa, ti ho baciata. Ora non c'è altro modo che questo: di ucciderti e morire in un tuo bacio.

Continua l'esperienza lanciata da Scratchbook dietro l'ashtag #maratonashakespeariana. Siamo alla terza opera.
Ecco un'altra drammaturgia "potente" di Shakespeare in questa tragedia dell'inganno e della gelosia. Otello però non è solo questo, è opera che si apre a diverse interpretazioni perché ricca di sfaccettature. Allo stesso tempo è opera singolarissima nella sua struttura, poiché vi si potrebbe leggere il trionfo della macchinazione che diventa architettura dell'inganno. Azzardo: Iago e non Otello ne è il protagonista assoluto. Iago esercita su di me una potente fascinazione. Shakespeare lo delinea in modo magistrale, costruendo un personaggio ricco di sfumature, geniale nella sua dialettica volta tutta a distruggere, che lo riscatta forse da tutto l'odio che è in grado di provare. E' un burattinaio per tutti coloro che finiscono con l'essere manovrati verso il suo terribile piano. Otello quindi diventa l'opera dell'ingegno che sa costruire una raffinata architettura tragica.

Otello è il centro delle macchinazioni di Iago, è il fulcro di una storia che viene scritta tutta da Iago. La malvagità di Iago trova motivazione nell'ambizione, quindi nella delusione di non vedersi riconosciuto da Otello il posto che gli spetta a suo parere, ma anche nel sospetto che il moro abbia giaciuto con sua moglie Emilia e non ultimo nell'invidia per l'amore incondizionato che lega Otello e Desdemona. Motivazioni che finiscono con l'occupare uno sfondo indistinto dinanzi ai suoi piani perfettamente congegnati e ai quali la Fortuna offre sostegno. Iago non è mosso da alcuna pietà, demolisce pezzo a pezzo lo scenario che Otello si è costruito col proprio valore, la stima degli alti notabili di Venezia, l'essere stato preferito da Desdemona, fanciulla che non si piega alle convenzioni e sposa in segreto il moro. Quello di Otello è uno scenario da fiaba, ricorda Le mille e una notte, e su questa fiaba Iago affonda il suo artiglio.
C'è da dire che la fortuna di Iago risiede nella vulnerabilità dei suoi "burattini": egli sa dove e come colpire, su quali debolezze far leva, e muove i fili dosando bene le forze con cui devono essere tesi.
La drammaturgia si muove come un'onda che si propaga fino a infrangersi su un epilogo sconcertante e immensamente tragico. Straordinario il dialogo fra Otello e Desdemona in due momenti: quando si prepara ciò che avverrà di lì a poco e lei viene coperta da improperi dinanzi ai quali resta sgomenta e nell'intero tragico confronto in cui la parola "fazzoletto" irrompe come una scudisciata, incessantemente, e Shakespeare tesse abilmente la trama attorno a questo oggetto, facendone la leva che muove la gelosia furiosa e assassina di Otello. Desdemona muore innocente, con lei Otello, divorato dal pentimento e dal dolore dopo lo svelamento della verità, e altre morti seguono in una spirale tipicamente tragica.
Otello sul corpo di Desdemona, dipinto di W. Salter (1857)
Cassio, che rappresenta l'onestà e la cortesia, prende il posto di Otello nel governo di Cipro, mentre incredibilmente nessuna spada pone fine alla vita di Iago, che viene invece consegnato alla giustizia. La legge innanzitutto, in quest'opera nella quale il destino del malvagio "deus ex machina" è affidato alla giustizia di Venezia.
Aspetto non trascurabile è la modernità di quest'opera, se guardiamo a temi come il razzismo e il femminicidio. Otello è in fondo un uomo solo, che ha lottato strenuamente per raggiungere la sua posizione sociale e trova nell'amore il suo riscatto. Desdemona è una vittima delle pulsioni umane più oscure, di cui la gelosia è solo una parte, e il paradosso è che il suo aguzzino è a sua volta vittima di un sistema che lo prende di mira - e Iago in ciò ha una funzione strumentale - perché è lo straniero, colui che è accolto e benvoluto solo per le sue doti guerriere e null'altro, e Otello di ciò è consapevole. 

9 commenti:

  1. Ah, "la tragedia del fazzoletto".
    Iago è stata la mia migliore intepretazione dei tempi in cui recitavo a teatro.
    "Guardatevi dalla gelosia, mio signore: è un mostro dagli occhi verdi che odia il cibo di cui si nutre". Mi ricordo ancora dopo tanti anni la sensazione avuta in scena mentre la pronunciavo.

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    1. Dai, hai avuto la fortuna di interpretare questo magnifico Iago? E poi, quale è stata la tua esperienza nel teatro? Spero continuamente di trovare qualcuno con cui condividere idee e spunti su questa passione.

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    2. Ho recitato per 6 anni, da quando ne avevo 14 fino ai 19 anni, principalmente nella compagnia teatrale del mio vecchio liceo. L'ultimo anno che ne feci parte mettemmo su un pastiche delle opere di Shakespeare: io facevo Iago e il marito ne Le Allegre comari di Windsor.
      Poi iniziata l'università ho smesso.

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  2. Come un po' per tutti gli antagonisti nelle opere di Shakespeare, alla fine rimani comunque commossa per la sorte di Iago.

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    1. Non proprio "commossa" ma... affascinata dalla sua possanza.
      Personaggio indimenticabile.

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  3. Che bella la maratona shakespeariana *_* Mi viene voglia di leggere e rileggere il Bardo grazie ai tuoi post! Questa tragedia in qualche modo c'entra con una mia recente lettura ;)
    Ciao Luz, un grande abbraccio!

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    1. Leggilo e rileggilo perché non si finisce mai di imparare qualcosa da queste opere senza tempo. Il bello è che rileggere in età più matura è come riscoprire completamente.
      Un grande abbraccio a te!

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  4. Iago è davvero un personaggio unico nel suo genere, persino più grande di Riccardo III nella sua malvagità. Sembra davvero che compia il male per il male, e qualsiasi movente (cariche, potere, invidia...) passa in secondo piano. Si trasforma quasi in una macchina di distruzione e di morte. Avevi visto il film con Orson Welles?

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    1. No, mai visto in verità. Ma conto di farmi una bella maratona magari in estate, quando gli impegni di insegnante si assopiscono. :-)

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