venerdì 23 dicembre 2016

Foglie d'erba... la mia riscrittura de L'attimo fuggente

Lo scorso 18 dicembre si è conclusa la seconda serie di messe in scena di Foglie d'erba, il mio nuovo spettacolo teatrale. Era da un po' che lavoravo a una mia personale visione del celeberrimo L'attimo fuggente, film del 1989.
Questa volta non mi sono attribuita alcun ruolo al di fuori di quello di regista e anche questo aspetto ne segna in qualche modo un approdo nuovo e diverso. Occuparsi esclusivamente della regia di un progetto è un'esperienza esaltante, pur ammettendo che il palcoscenico mi manca. Ma è poi legittimo pensare che mi manchi? In fondo no, perché dirigere è come recitare a più livelli, è scrivere ogni passo, movimento, espressione del volto, è essenzialmente esserci nel senso più ampio del termine. 
Il mio Foglie d'erba, il cui titolo ho tratto dalla nota raccolta di versi di quel Walt Whitman che diventa il poeta-vate del racconto, è una storia sul potere dell'educazione scolastica, sul dialogo spezzato fra generazioni che cercano di ritrovarsi, di ricomporsi alla luce di un incontro.

venerdì 9 dicembre 2016

Il boss e i classici

Può accadere che i classici non comunichino nulla a chi li legge, che non insegnino, non formino, non lascino alcun segno? Può accadere che restino soltanto una piacevole lettura con cui trascorrere il proprio tempo, mentre il lettore si compiace della bellezza formale racchiusa in questi mirabili testi e nulla di più? A quanto pare, strano a dirsi, è possibile.
Un boss della mafia calabrese, latitante della 'ndrangheta da diversi anni e arrestato poche settimane fa, sarebbe un lettore fedelissimo di grandi classici, come testimonia la sua piccola preziosa biblioteca rinvenuta nel suo covo. Decine di ottimi testi, fra cui anche libri di Proust. Al momento dell'arresto, il boss ha chiesto di portare con sé alcuni libri, fra cui L'età della ragione di Jean-Paul Sartre, che non aveva ancora terminato. Non è il solo esempio.

mercoledì 30 novembre 2016

Giudicare un libro dalla sua copertina? Forse sì...

Uno degli aspetti che accomunano tutti i bibliofili è senza dubbio l'osservazione della copertina, questo "abito" di cui sono rivestititi i libri, una sorta di vetrina che dovrebbe offrire un'idea di ciò che vi è contenuto. Apparentemente un aspetto secondario rispetto al valore del messaggio espresso dal libro, in realtà uno degli aspetti fondamentali della sua pubblicazione e distribuzione.
Un tempo i libri venivano distribuiti in una veste tipografica neutra, il colore della copertina era quello del cuoio, il materiale di cui il libro era rivestito, e tutt'al più l'editore, all'epoca figura non ben definita e assimilabile allo stampatore, si riservava il vezzo di un piccolo marchio sul dorso o sulla copertina. Oggi la "veste tipografica" di una pubblicazione rappresenta una delle voci fondamentali della sua distribuzione.
Ci piace pensare che un libro "non vada giudicato dalla sua copertina" - sapevate che questo principio assai diffuso in realtà è una metafora espressa nel film Rocky Horror Picture Show? - ma poi la maggior parte di noi si lascia ipnotizzare da una bella "facciata", quasi come se le indicazioni in seconda e quarta di copertina finissero per un attimo in secondo piano. E sì che potremmo elencarne di libri che possediamo perché li abbiamo amati "a prima vista", prima di scoprire che magari erano anche buoni da leggere. Dalla mia esperienza, sono portata a pensare che 8 volte su 10 a una bella copertina si accomuni un buon contenuto, mentre a volte può capitare di perderci dei buoni libri solo perché diffusi in una veste tipografica inappropriata e brutta. Da buoni bibliofili, dovremmo bypassare pressoché del tutto questo aspetto e andare al sodo, ma... 

sabato 26 novembre 2016

Le notti bianche - Fëdor Dostoevskij

Incipit: Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili o irosi. 

Inizia così il brevissimo celebre romanzo di Dostoevskij che ho avuto il piacere di rileggere ieri, nel silenzio della classe immersa nel compito di Storia. Non credo di essere alla seconda volta, deve trattarsi probabilmente della terza. Di tanto in tanto, sapendo di avere un'oretta e mezza o due di tempo, mi è capitato di afferrarlo dalla libreria e immergermi di nuovo in queste particolari atmosfere. 

Cosa possiede questo piccolo libro - oltre al merito della brevità, diciamolo pure -  da renderlo così affascinante? Probabilmente tutto ciò che rende particolarmente affascinante quello che definiamo "romantico" in senso squisitamente letterario. Sì, perché il suo protagonista, il sognatore di cui non si saprà il nome, ma che incarna perfettamente il carattere e le prerogative dell'eroe romantico, ci conduce attraverso il suo esprimersi in prima persona - quindi rivelando ogni movimento dell'anima - nei pensieri, la cupezza, i desideri, i sogni di questa figura centrale di tanta letteratura.

mercoledì 23 novembre 2016

Cult movie - Harry ti presento Sally

Riemergo dopo diversi giorni dedicati quasi totalmente alla mia nuova produzione teatrale - della quale scriverò - ed esordisco con "Cult movie", una nuova rubrica con la quale intendo ripercorrere occasionalmente trama e soggetto di film che non solo hanno segnato il passo del grande cinema, ma che mi piace rivedere a distanza di anni, riscoprendone dettagli e il piacere di assistere a produzioni ormai ineguagliabili. Inizio con la commedia perfetta: Harry, ti presento Sally.

Cominciamo dall'ossatura del film, il soggetto, scritto da una grandissima Nora Ephron. Ecco, io che scrivo per il teatro e dirigo scene, vorrei possedere un grammo della sua vivacità artistica. E' come se uno scrittore si fosse seduto un giorno e avesse scritto la storia perfetta. Una storia che ha la fortuna di essere stata raccontata da una grande sceneggiatrice, un ottimo regista - Rob Reiner - e strepitosi interpreti. Perfetti il soggetto e i dialoghi, ottimo il cast. Imperdibile in ogni passaggio, con dialoghi che anche nell'edizione italiana sono all'altezza. E vogliamo parlare dell'epoca, quella malinconica fine degli anni Ottanta, oppure dello sfondo su cui si muovono? Una meravigliosa e suadente New York, quella dei bei tempi, non ancora avvelenata dall'11 settembre, che ne ha deturpato per sempre volto e identità. Bella la colonna sonora, che sembra essere un vero e proprio sottotitolo a quel che accade di volta in volta ai protagonisti; la scenografia è impeccabile, specie negli ambienti interni; gli intermezzi delle varie coppie che seggono allo stesso divano e raccontano la propria esperienza sono scanditi in modo magistrale e sono l'uno più adorabile dell'altro.

mercoledì 9 novembre 2016

Il rituale della Tenda Tremante presso gli Ojibwa - Guest-post gemellare

Per la prima volta collaboro con Cristina Cavaliere a un progetto che ha entusiasmato entrambe, quindi lasciate che le esprima anzitutto i miei ringraziamenti. Eccoci arrivate a uno dei "guest-post gemellari" che stavamo meditando da tempo, unite dalla comune passione per i nativi americani. A te, Cristina.

Innanzitutto ringrazio tutti i lettori che vorranno leggere questo mio articolo, e il corrispettivo di Luz che apparirà sul blog Il manoscritto del cavaliere. L’idea è stata originata dalla scoperta di una comune passione rispetto ai nativi d’America: Luz ha svolto la sua tesi di laurea imperniandola sulla condizione della donna, mentre io ho ambientato una buona parte del mio romanzo Gli Immortali nel Nuovo Mondo, e nello specifico presso la tribù dei Lenape.

giovedì 3 novembre 2016

Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno - Ella Berthoud, Susan Elderkin

I libri sono la cura per ogni malessere - ci mostrano le nostre emozioni, una volta, e poi ancora una, finché non riusciamo a dominarle. 
D. H. Lawrence
Se vi capita di imbattervi in questo bel manuale, vi consiglio di farvi un regalo, perché non può mancare sullo scaffale di ogni bibliofilo che si rispetti. A parte che Sellerio ne ha fatto un'edizione che è piacere semplicemente sfogliare, sappiate che l'introduzione di Fabio Stassi, che ne è il curatore in Italia, è una delle sue numerose chicche. 
...la più fortunata malattia cronica che ci si possa augurare di contrarre sin da bambini è la lettura, scrive Stassi, seguendo la scia di questa metafora cui la passione per i libri si presta assai bene a diventare. In fondo, amare i libri significa essere stati in certo senso "contagiati" fin da piccoli da qualcuno, un amico, un parente, che con il suo entusiasmo ci trasmette questo morbo se siamo fortunati. E davvero, pensiamoci un attimo: quante volte ci è capitato di consigliare quel determinato libro a qualcuno, garantendo sulla sua salubrità e il suo potere taumaturgico? Ogni volta ce ne facciamo realmente garanti, e magari se il qualcuno ci ascolta, avremo a nostra volta "contagiato" verso quella determinata lettura.

lunedì 31 ottobre 2016

Plastinazione

Un avvertimento: questo post è per stomaci forti. Facile pensare che di conseguenza io lo sia, invece non è così. Questo argomento, la plastinazione, fu a lungo discusso nel forum che amministravo in un thread che durò per giorni, in cui in molti commentammo da posizioni differenti e ciò servì almeno in parte a comprendere meglio un fenomeno che dilagava in quelle settimane, il grande successo della mostra dell'ideatore di questa tecnica, il tedesco Gunther von Hagens. 
Cos'è la plastinazione? Una tecnica di imbalsamazione e solidificazione dei corpi, consistente nella sostituzione dei liquidi corporei con polimeri di silicone. In sostanza, un corpo umano viene prima imbalsamato e dissezionato, viene poi privato di tutto il liquido che contiene, viene posizionato in una determinata posa - quella che assumerà nel museo in cui verrà esposto - per poi essere solidificato. 
L'anatomopatologo-artista continua a esporre di tutto, esseri umani di ogni età, sconfinando nel mondo animale, ottenendo un successo planetario: si parla di più di 35 milioni di visitatori in tutto il mondo. Qui  vedete alcune riproduzioni delle sue plastinazioni, ho cercato di scegliere quelle più "accettabili".

martedì 25 ottobre 2016

Quando bocciare non serve. Storia di Viola.

Mi soffermo oggi su uno dei temi più scottanti della scuola, che tocca per altro argomenti delicati come la valutazione. Ringrazio chi avrà la pazienza di leggere qualcosa che nel ricordare è venuto fuori come un fiume in piena.
Rivango il caso di qualche anno fa, io avevo una cattedra in una scuola dove rimasi per diverso tempo e dalla quale chiesi poi il trasferimento. Una ragazza di 15 anni, bocciata già una volta in seconda media, riportò diverse insufficienze a fine anno e venne nuovamente fermata nella stessa classe. Un epilogo, in tal caso, che secondo me non ebbe alcun senso. Vediamo il perché. Si tratta di scuola media, scuola dell'obbligo, in cui si svolge il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, non per tutti indolore, anzi per alcuni del tutto rovinoso. Il caso di Viola - il nome è fittizio - fu quello di una ragazza con dei genitori presenti "a singhiozzo", una ragazza che non aveva assolutamente voglia di studiare, ma dotata di una certa intelligenza e velocità. Si assentò per diversi giorni durante l'anno per ragioni di salute, e per la maggior parte delle volte non produsse, non agì, non partecipò. Io, che trascorrevo nella classe 9 ore settimanali, sapevo per certo che Viola avrebbe potuto recuperare in men che non si dica se lo avesse voluto. Solo che era disorganizzata, presa dai suoi sospiri amorosi, circondata sempre dai compagni, "una di loro", una sorta di maschiaccio leale e volenteroso in amicizia. Viola era una ragazza in gamba, ma non poteva farcela da sola. Scriveva dei temi di certa consistenza, riversando negli scritti il suo mondo e i suoi sogni, ma gli orali languivano. Mi capita di pensare che se fossi riuscita a portarla  in terza, dove gli argomenti si fanno interessanti sull'attualità, Viola avrebbe potuto trovare una sua nicchia, finalmente prendersi la licenza media e poi fare una scuola di formazione professionale.

giovedì 20 ottobre 2016

Insieme raccontiamo... Esercizi di scrittura con Myrtilla.

La buona Myrtilla giunge al 14° appuntamento di scrittura condivisa e finalmente rispondo anch'io all'appello. Myrtilla scrive un incipit - il suo ultimo post a riguardo si trova qui - ciascun partecipante risponde con un explicit e resta un brevissimo racconto che inizia e si conclude. Ebbene, mi butto anch'io. Lo scenario questa volta è autunnale e se entriamo in questa atmosfera ne percepiamo i colori e la temperatura. 
Eccovi incipit e mio explicit.

Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l'ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D'un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall'autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò.

sabato 15 ottobre 2016

Sul Premio Nobel a Bob Dylan

Lo scorso giovedì è stato un giorno strano. Muore Dario Fo, l'immenso ultimo giullare - al quale dedicherò un post apposito - e Bob Dylan riceve il Premio Nobel per la Letteratura. Notizie spiazzanti, ma soffermiamoci sulla seconda. Il Nobel a Dylan ha suscitato una ridda di polemiche e parimenti l'applauso di tutti i suoi fans e dei cantautori, che si sono visti riconosciuti il merito di poter essere annoverati fra i poeti, fra coloro che contribuiscono a "fare letteratura". Mi sono schierata con il primo fronte, pur non andando a ingrossare le fila di coloro che se ne sono detti perfino "nauseati". Il capofila di questi ultimi probabilmente è stato Baricco, che continua a dividermi fra il suo narcisismo e ciò che di bello e buono ha scritto, ma al quale non potrei dare torto quando sostiene: "E' come se dessero un Grammy Awards a Javier Marias perché c'è una bella musicalità nella sua narrativa". 

martedì 11 ottobre 2016

Sulla scrittura e il gusto di inventar storie.

Eccoci al primissimo post che riguarda un argomento assai delicato: la scrittura. Devo imparare a sentirmi a mio agio in questo tema, perché non saprei fino a che punto sia legittimata a scriverne. Insomma, scrivere di scrittura è un azzardo che di buon grado riservo a chi di fatto scrittore è. Diciamo che mi prendo l'arbitrio di farlo perché mi dichiaro una buona lettrice e per il mio esperimento di scrittura che è il romanzo di genere storico che scrissi anni orsono. 
Il mio pensiero di base: se siamo abbastanza in gamba da inventarci un soggetto molto interessante, dobbiamo esserlo altrettanto nel raccontarlo. Il cosa e il come perfettamente in armonia. Raccontare è un'arte e lo si può fare nei tanti modi che l'uomo ha inventato, dipingendo, fotografando, disegnando dei fumetti, narrando in palcoscenico o scrivendo brevi racconti o lunghi romanzi. Per scrivere bene, bisogna anzitutto leggere bene, leggere gustando ciò che abbiamo dinanzi, assimilare, metabolizzare un intreccio.

giovedì 6 ottobre 2016

Genitori rappresentanti di classe

Torniamo a occuparci di scuola e in particolare di questa funzione scolastica.
Scriverò da insegnante.
Credo che sia una funzione molto importante, oltre che utilissima. Frutto di una politica che ormai pone il genitore a stretto contatto con la realtà scolastica, responsabile e responsabilizzato quanto insegnanti e adulti tutti, essere rappresentanti dei genitori dovrebbe essere uno strumento utilizzato al massimo dalle parti coinvolte.
A volte noi prof ci sentiamo abbastanza soli dietro la cattedra. Bisogna inventare metodi, soluzioni, essere sempre al massimo, somministrare contenuti, proteggere, tutelare, aiutare, educare. Impossibile, dico io, senza l'apporto di una parte fondamentale di questa relazione educativa: i genitori.
Nella maggior parte dei casi, i genitori non si rendono ben conto di quanto sia importante la loro "presenza". Esserlo, significa essere d'ausilio all'insegnante, in tutte le forme e i modi possibili. Mai porsi come "al di là della barricata", semmai essere assieme, oserei dire complici, nell'educare i ragazzi.
Nella riunione di inizio anno sono sempre molto diretta su questo aspetto. Col tempo, i frutti non tardano ad arrivare, ma solo per quei casi in cui il genitore è stato "intuitivo" e sa valorizzare questa opportunità.

giovedì 22 settembre 2016

Downton Abbey

Non ho ancora scritto in questo mio modesto angolo qualcosa riguardo alle serie tv, è tempo di arricchirlo di nuovi spunti.
Comincio col dire che nell'ultimo ventennio le serie tv americane sono diventate un vero business per chi le produce.
Fece da apripista E. R., che andò in onda per 15 stagioni e fu il vero record credo mai superato, scritto da una "penna" sopraffina come può essere Michael Crichton. L'elenco di successi sarebbe lunghissimo e magari vi dedicherò un post a parte. Voglio cominciare con una serie di grande successo, durata sei stagioni, che chiunque ami il mondo patinato ed elegante inglese non può perdere.

Downton Abbey ha tutti gli ingredienti giusti per catturare il pubblico, a cominciare dal luogo in cui è stato girato, lo splendido Highclere Castle. Situato nello Hampshire, il castello è il prodotto di numerosi interventi sull'antica sede georgiana costruita nel XVIII secolo poi rimaneggiata e completata dal parco nel quale è immersa. Gli interni, perfettamente conservati e tutt'ora abitati dagli attuali proprietari, sono anche sede di un museo egizio dal 1922, dopo essere stato ospedale di guerra.

venerdì 9 settembre 2016

Sogno di una notte di mezza estate - William Shakespeare

Teseo: Oh, bella Ippolita, l'ora delle nostre nozze s'avvicina con passo veloce. Quattro giorni lieti ancora e sorgerà la luna nuova. Ma con quanta lentezza cala questa vecchia luna! Essa ritarda l'appagamento dei miei desideri, come matrigna, o ricca vedova, che, indugiando a morire, il retaggio assottiglia dell'erede. 

Non si può amare Shakespeare senza riconoscere l'unicità di questa commedia, la più rappresentata al mondo, la più adattata, trasposta, reinventata. Cos'è che rende speciale il Sogno di Shakespeare? Praticamente tutto, ma andiamo per gradi.
Il suo autore la scrive probabilmente negli anni 1593-95. Ancora una volta la certezza a riguardo non esiste, gli studiosi desumono quelle date per attinenza con altre opere dello stesso periodo. Per i suoi contenuti, si può tranquillamente ipotizzare che sia un'opera richiesta e poi scritta per le nozze di qualche dignitario di corte o addirittura per qualche sovrano in visita a Londra, o forse soltanto per divertire, come è d'uso in tanto teatro dell'epoca. Vi si parla di nozze importanti, quelle del duca di Atene, Teseo, con la regina delle Amazzoni, Ippolita, ma queste nozze finiscono con l'essere la cornice entro cui si svolge l'azione centrale, un'azione a più livelli, brulicante di personaggi e situazioni da lasciare senza fiato.

giovedì 28 luglio 2016

Per far ridere bisogna mettere in scena le cose tristi: l'assurdo e la commedia.

Uno dei grandi autori del Novecento è il rumeno Eugène Ionesco. Tempo fa conoscevo Ionesco solo in modo marginale, per averlo letto su diverse antologie scolastiche che propongono suoi testi nell'unità che tratta di teatro e recitazione. Noto come commediografo del "teatro dell'assurdo", Ionesco è un autore geniale. Nel 2011 ebbi la fortuna di partecipare e vincere il Premio di Regia organizzato dalla Federazione teatrale italiana della sede di Roma con una scena di 15 minuti tratta da La cantatrice calva: fu per me esperienza straordinaria per aver vinto il primo premio, ma anche perché per la prima volta ebbi l'opportunità di mettere in scena un testo dell'assurdo nel quale ho cercato una nota tragica, che è stata poi l'idea vincente.
Il nome di Ionesco è legato al Théatre Huchette della Rive Gauche a Parigi. Su un articolo tempo fa lessi uno scenario del 1956: il quartiere latino era ancora un quartiere di studenti, esistenzialisti e sbandati vari che chiedevano "cinquante balles" per andarsele a bere. Nella Cave Huchette suonava Bud Powell. Ebbene, il Théatre Huchette avrà una cinquantina di posti, forse meno, e da allora ha un unico programma: La Cantatrice chauve e La leçon, i suoi capolavori, spettacoli che chi li ha visti reputa indimenticabili. Oggi il quartiere latino è diventato un quartiere turistico, gli studenti non sono più alla Sorbona, l'esistenzialismo è morto e andare a cercare quel Ionesco di altre opere come ad esempio Il rinoceronte, ce lo fa percepire come “dimezzato”. C’è chi dice “tutto passa, anche il talento”.

lunedì 25 luglio 2016

I più antipatici della letteratura.

Mi è capitato ultimamente di leggere alcuni commenti sui personaggi di Romeo e Giulietta, fra le tante opere del repertorio shakespeareano, ritenuti "antipatici" da alcuni lettori del dramma - o da chi semplicemente ne conosce la storia e non apprezza né l'uno né l'altra - e mi è venuto in mente un articolo che circolava in rete qualche anno fa. Si tratta di un elenco, o perlomeno il tentativo di un elenco, di personaggi che la maggior parte dei lettori ritengono antipatici, sgradevoli.
A leggere il contenuto di questo articolo, si comprende come non sempre il "cattivo" di una storia suscita la nostra antipatia, non è detto che sia così, e piuttosto il suo protagonista o qualche personaggio comprimario che nell'immaginario è comunemente apprezzato, può invece essere ritenuto sgradito. Ma andiamo all'elenco semiserio, che ho integrato con mie aggiunte.

mercoledì 13 luglio 2016

Spoleto - Festival dei Due Mondi 2016

Il primo dei regali che mi sono concessa in questa estate di spostamenti: finalmente assistere al Festival dei Due Mondi a Spoleto. Questo insieme di eventi di portata internazionale è noto ai più ma viverlo è davvero qualcosa di irrinunciabile per chiunque ami la cultura in tutte le forme possibili. Calendario ricchissimo, con apertura il 24 giugno e chiusura ufficiale il 10 luglio, anche quest'anno il Festival non ha deluso, anzi a detta di molti ha presentato perfino qualcosa di più. Però... però devo fare una doverosa digressione. Non si può andare a Spoleto esclusivamente per il Festival, perché questa piccola cittadella umbra arroccata sul Colle Sant'Elia, vicino alla Valnerina e alle fonti del Clitunno cantate da Virgilio, Giovenale e tanti altri, antico ducato longobardo poi divenuto possedimento dei Franchi, si deve vedere a prescindere. Non mi spiego perché raggiungerla sia difficile - si lascia l'autostrada a circa 20 km dalla cittadella e si percorrono strade tutte curve in salita - ma il viaggio un po' disagiato si può dimenticare un attimo dopo esservi arrivati. 

mercoledì 6 luglio 2016

A cena con... William Shakespeare

Il meme ideato dalla blogger Marilena offre l'opportunità di un bel confronto e di un po' di studio. Ebbene, qui c'è da invitare a cena qualcuno e io non posso che riservare un posto a tavola al più grande fra i grandi: William Shakespeare.
La mia scelta è obbligata: è il più grande fra i drammaturghi di ogni epoca, è il genio che scandaglia l'animo umano e ne offre rappresentazioni ancora oggi di grande attualità.
Sulle prime avevo pensato di offrirgli qualche manicaretto di cucina contemporanea, magari tratto dal ricettario della mia mamma calabra e del papà siciliano, ma poi ho pensato che la sfida vera sarebbe stata quella di cucinare per Willie pietanze già esistenti alla sua epoca, scelte accuratamente fra quelle che potrebbero piacergli. Solo una domanda mi sono riservata di fargli: Willie, gradiresti anche del pane? E lui, prontamente:
Willie: Nel mio tempo, cara Luz, il pane è alimento importante. Usiamo mangiare pane fatto con grano saraceno, un pane nero che affondiamo in una minestra calda nei giorni d'inverno. Però non disdegniamo il pane di segale. Talmente il nostro giorno è pieno che è importante riempirsi lo stomaco, non badiamo al gusto. 

giovedì 23 giugno 2016

L'abito di Virginia Woolf. Viaggio dentro un costume di scena.

Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf
Stamani mi sono imbattuta in una meraviglia di cui non ricordavo, forse perché non sapevo dove fosse finita. Una vecchia cartella di foto scattate durante un viaggio di qualche anno fa a Torino, al Museo del Cinema. Per chi non lo sapesse, è un luogo che oserei definire "magico" senza rischio di diventare banali o sdolcinati. Se vi trovate da quelle parti, fate un salto alla Mole Antonelliana e al suo interno, insomma. 
Quell'anno, fra le molte cose interessanti esposte in questo museo, c'era qualcosa che non mi sarei mai aspettata di trovare. Difficile spiegare la sensazione che si prova dinanzi a qualcosa che si è visto sulla pellicola di un film che si annovera fra i preferiti, di un qualcosa che si è visto talmente tante volte da impararne i contorni e i dettagli. Un abito, un costume di scena.

martedì 21 giugno 2016

Notre Dame de Paris, il musical

Un titolo generico per questo post, un breve viaggio all'interno di una delle più grandi storie mai narrate, il celebre romanzo di Victor Hugo e la sua rappresentazione in chiave moderna.
Finalmente ho visto il musical, l'opera popolare dei record musicata da Riccardo Cocciante. Serata di quasi estate al Foro Italico, all'aperto quindi, luna sullo sfondo, sold out di pubblico - migliaia di presenze e centinaia di persone che lo vedono più di una volta. Un successo senza precedenti, tradotto in più lingue ed esportato in tutto il mondo. 

Non amo particolarmente il genere "musical", per quanto da piccola abbia molto amato film come Mary Poppins, Sette spose per sette fratelli e My fair lady fino a conoscerne i temi principali a memoria. Questa forse la ragione che non mi ha spinto verso la visione di questo spettacolo fin dai suoi esordi a Roma, quando fu appositamente costruito il Gran Teatro per poter ospitare questo grandioso allestimento.
Oggi penso che sia una di quelle produzioni imperdibili per chi ama il teatro in questa particolare forma, ma anche per chiunque sia predisposto a cogliere la bellezza di questo spettacolo. Produzione eccellente, interpreti impeccabili, regia dinamica, risorse tecniche raffinate e di grande effetto.

mercoledì 15 giugno 2016

Libreria. Un mondo in via di estinzione?

Magari il titolo è vagamente "apocalittico" ma la sensazione che ho vissuto un pomeriggio di qualche giorno fa è stata proprio questa: il senso di un'estinzione. Da anni ho l'abitudine di fare una capatina almeno una volta al mese in una libreria Mondadori in zona Roma sud, bellamente incastonata in un grande centro commerciale. Una delle più grandi qui, un megastore che si estende a perdita d'occhio e che ogni volta che vi si entra dà la sensazione di un mondo a sé, ovattato e debordante di volumi d'ogni genere e forma, anche in lingua originale. Da sempre è stato bello perdersi fra i reparti di questo grande negozio, perfino far scorrere lo sguardo su libri non proprio nelle nostre corde, ma che viene spontaneo guardare, obbedendo a quella esigenza di guardarsi proprio tutto prima di uscire. La mia tessera mi permette di accumulare punti e ottenere occasionalmente qualche buono sconto, quindi il luogo ideale per chi acquista libri in modo compulsivo. Ebbene, ci torno qualche giorno fa dopo qualche mese e...

giovedì 9 giugno 2016

Si torna a disegnar!

Un'illustrazione di Emanuele Luzzati
C'era una bambina negli anni Settanta, con pochi anni e una vivace immaginazione che disegnava continuamente. Se non disegnava su un foglio, disegnava col dito, per aria, come a tracciare forme nell'indistinto. Alle elementari disegnava persone e cose, non limitandosi a fiori, casette e alberelli. Disegnava i ciclisti del Giro d'Italia di passaggio dal suo paese affacciato sul mare, per esempio. Oppure la suggestione di un davanzale pieno di peluche che aveva visto mentre l'auto di suo padre era parcheggiata e lei aspettava dentro, con la calura estiva che rendeva sonnolenti. Disegnava sul diario, sui quaderni, sul banco di scuola, sullo zaino dei compagni a chi ne faceva richiesta, perfino sul casco da moto di suo fratello. Devo sforzarmi di tornare indietro di molti anni per ritrovare quella bambina.

venerdì 13 maggio 2016

Liebster award 2016... il magico momento dei bloggers (con aggiornamento).

Nel mio secondo anno di blogging mi imbatto per la prima volta in un premio, che vuole essere un ringraziamento e un'opportunità di scambio... un'idea niente male, insomma. Assegnatomi da Cristina Cavaliere - che ringrazio e abbraccio virtualmente - del blog Il manoscritto del cavaliere, mi lancio in questo divertente post. 
Il Liebster award, un bel nome di cui ignoro l'origine, è stato ideato un lustro fa da qualche blogger molto simpatico e viene assegnato a blog con meno di 200 follower. Orbene, che s'ha da fare una volta insigniti del premio? Procedo.

1. Ringraziare, e qui faccio il bis, chi ci ha premiato. Cristina è una vivacissima blogger praticamente esperta di Storia medievale. Non mi perdo neppure uno dei suoi post. Il suo merito è anche quello di saper coinvolgere gli altri blogger in curiosità, riflessioni attorno a un determinato tema. Insomma, una blogger doc.

martedì 3 maggio 2016

Le mie "indiscrete" risposte cinematografiche.

Non ho saputo resistere all'auto-intervista che è circolata le settimane scorse fra alcuni blogger di mia conoscenza - ideata da una simpatica blogger in questo post - ergo mi lancio anch'io in questo "meme" sulla settima arte. Premetto che sono stata una grande appassionata di cinema e lo resto per quello che può concedermi il tempo da dedicare a un buon film. Molti anni fa, negli anni Novanta per la precisione, collezionavo il mensile Ciak, ed c'è stato pertanto un periodo in cui potevo definirmi abbastanza esperta riguardo a questo mondo. Ora lo sono molto meno, doveroso precisarlo, ma sono in compenso diventata molto più esigente e selettiva. Partiamo.

1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere.
Farò altro riferimento a questo film, che resta il mio preferito, pertanto dico che vorrei per un giorno svegliarmi nei panni di Sally Albright dello splendido e ineguagliato Harry ti presento Sally.

sabato 23 aprile 2016

Nel 400enario della morte di Shakespeare

Quattro secoli esatti dalla sua morte - almeno secondo una biografia che si vuole accreditata - da quel 23 aprile 1616 nel quale il Bardo lascia questo mondo di vivi per salire nell'Olimpo dei grandi, dei geni indiscussi. 
Ineffabile, se devo pensare a un termine che descriva la vera natura di questo drammaturgo non posso che definirlo così, e lasciarlo in fondo non-definito, perché forse non può esistere una descrizione per ciò che è troppo vasto e troppo ricco di sfaccettature. 
Ma chi è Shakespeare?
Sì, perché attorno alla sua identità aleggia il mistero da secoli, e non sono bastate generazioni di studiosi per venirne a capo. Se è possibile stilarne una biografia, questa non è altro che una manciata di notizie fugaci e vaghe. Due date precise: il 25 marzo 1616 firma il suo testamento e per quanto riguarda la sua nascita, documenti dell'epoca riportano un certo William Shakespeare battezzato il 26 aprile 1564 a Stratford. La data del 1582 lo vuole sposato a Anne Hathaway, tutto il resto riguarda via via l'anno di pubblicazione delle sue numerose e straordinarie opere. Il punto è che in discussione sarebbe la stessa esistenza di Shakespeare, e non è poco.

mercoledì 20 aprile 2016

I "no" che aiutano a crescere

Argomento quanto mai scottante al giorno d'oggi. Viviamo un'epoca in cui l'educazione è diventata chimera e azione quanto mai difficile. I genitori hanno perso l'antica fisionomia di adulti-modelli di riferimento e sono diventati "distributori di servizi". Lungi da me generalizzare, vivaddio esistono ancora ottimi genitori e ho il piacere di partecipare all'educazione dei loro figli. E non è impossibile imbattersi in ragazzi decisamente equilibrati, educati e intelligenti. Ma riferiamoci a quei figli che non hanno modelli di riferimento "forti".
Cosa si è rotto nel meccanismo di questi nuclei? Essere genitori è impresa difficile, ancora di più se il nucleo familiare si sfascia, per lasciare il posto ad uno strano ibrido, nel quale apparentemente i genitori sono punti di riferimento perché concordi su ciò che i figli devono "fare", ma poi si perdono totalmente quando c'è da affrontare un'emergenza o un problema che sta man mano indebolendo la crescita e la maturità dei loro figli o di uno in particolare. Subentra la recriminazione, anzitutto, come valvola di sfogo da parte di uno o di entrambi, che usano il problema per ricordare all'altro quanto è incompetente o inadeguato, poi, la maggior parte delle volte, uno dei due si rimbocca le maniche e cerca di rimediare al problema, accorgendosi al contempo di essere completamente isolato, perché l'emergenza dall'altro genitore non viene ritenuta tale, oppure perché ci si sente semplicemente inetti nell'affrontarla. Cosa resta ad un genitore che si trova dinanzi ad un caso simile?

martedì 5 aprile 2016

Otello - William Shakespeare

Otello: Prima di ucciderti, sposa, ti ho baciata. Ora non c'è altro modo che questo: di ucciderti e morire in un tuo bacio.

Continua l'esperienza lanciata da Scratchbook dietro l'ashtag #maratonashakespeariana. Siamo alla terza opera.
Ecco un'altra drammaturgia "potente" di Shakespeare in questa tragedia dell'inganno e della gelosia. Otello però non è solo questo, è opera che si apre a diverse interpretazioni perché ricca di sfaccettature. Allo stesso tempo è opera singolarissima nella sua struttura, poiché vi si potrebbe leggere il trionfo della macchinazione che diventa architettura dell'inganno. Azzardo: Iago e non Otello ne è il protagonista assoluto. Iago esercita su di me una potente fascinazione. Shakespeare lo delinea in modo magistrale, costruendo un personaggio ricco di sfumature, geniale nella sua dialettica volta tutta a distruggere, che lo riscatta forse da tutto l'odio che è in grado di provare. E' un burattinaio per tutti coloro che finiscono con l'essere manovrati verso il suo terribile piano. Otello quindi diventa l'opera dell'ingegno che sa costruire una raffinata architettura tragica.

venerdì 25 marzo 2016

Le nostre biblioteche si "fanno" da sé?

Cominciamo col dare un senso a questa singolare domanda. L'ho pensata osservando la mia biblioteca in soggiorno - 3 m x 3 m, tutta a giorno, gli scaffali superiori coi libri in doppia fila - chiedendomi se non sia ora di ricomporla totalmente, obbedendo a una vera e propria classificazione. Il tentativo c'è stato lo scorso anno, a dire il vero, durante uno di quei torridi giorni estivi in cui un'insegnante ha tutto il tempo per pensare, e perché no modificare qualcosa in casa. Di fatto era diventato necessario, così ho pazientemente svuotato tre piani di scaffali per ricomporli secondo un ordine logico, quello che preferisco: per autore. Lo spazio totale è esiguo, così ogni mio proposito di sviluppare rigorosamente questa idea è miseramente precipitato dinanzi al limite posto dalla pesante enciclopedia posta al piano inferiore, un acquisto di diversi anni fa, quando il web non era ancora entrato prepotentemente nelle nostre abitudini di ricerca. Ho seguito un ordine non casuale, ordinato come voleva essere l'obiettivo finale, perché in fondo una biblioteca disordinata e in ordine sparso non mi è mai piaciuta. 

lunedì 14 marzo 2016

Amleto - William Shakespeare

Morire... dormire. Dormire... sognare, forse: ma qui è l'ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire quando ci siamo già levati di dosso questo groviglio mortale, deve farci esitare. Questo è lo scrupolo che di tanto prolunga i nostri tormenti.

Non ho dubbi a riguardo: Amleto è il capolavoro di Shakespeare.
La sua fortuna nei secoli innegabile, l'opera più citata, la più rappresentata, la più "guardata" attraverso la lente di una critica che ne ha esaminato ogni implicazione psicologica, ideologica, drammaturgica.
L'apice della creatività del genio, notoriamente in grado di offrire una rappresentazione totale dell'anima umana, qui alle prese con i massimi sistemi del pensiero: il dubbio, l'esistenzialismo, le infinite sfaccettature dell'arbitrio umano, che oscilla fra il vero e il falso, fra il bene e il male, fra l'essere e il non essere. Lo ammetto: non lo avevo mai letto integralmente. Farlo è un'esperienza che lascia colpiti come da un'onda lunga. 
La vicenda è nota ed evito di riassumerla, piuttosto preferisco citare alcuni passaggi ascrivibili alla più alta drammaturgia. Sono tanti, innumerevoli, e devo limitarmi per non fare di questo post una lunga dissertazione. Navigo a vista, proprio sulla scia di quell'onda lunga, mi lascio trasportare dalla risacca di una ridda di emozioni che questo mirabile racconto genera in me.

lunedì 29 febbraio 2016

Quando non riusciamo a finire un libro.

Non sempre quello che cominciamo a leggere ci coinvolge, piace, travolge al punto da voler arrivare fino alla fine. Mi è appena successo con Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Bello l'inizio, direi anzi un colpo di genio, belli alcuni incipit, diversi perché è come se il romanzo ricominciasse diverse volte. Bello in definitiva quell'insieme di passaggi che solo Calvino ha saputo ideare, con uno stile accattivante, leggero e ironico al punto giusto. Insomma, se apparentemente questo romanzo-non romanzo ha tutte le carte in regola per entrare nel novero dei libri che amo, mi sono arresa, arenandomi definitivamente circa a metà, incuneandomi sull'ennesimo nuovo inizio, confondemdomi e perdendomi dietro personaggi che non mi piacciono, che non suscitano in me alcuna curiosità.

domenica 21 febbraio 2016

Umberto Eco come Pico della Mirandola

L'espressione più comune quando viene a mancare qualcuno che è stato particolarmente importante è siamo un po' più soli, e forse è proprio così da qualche giorno, da quando è esplosa notizia della morte di Umberto Eco. Scrittore, filosofo, semiologo, non sono che etichette che non ne esauriscono il genio e l'intelletto, perché Eco è stato un maestro anzitutto, una di quelle menti intessute di cultura e con il dono della curiosità, con lo sguardo attento sul tempo dal passato fino al futuro immaginabile. Una delle sue ultime affermazioni, quella sulla libertà di espressione agli imbecilli che i social sanno offrire è solo una delle infinite arguzie di questo grande studioso - e per altro mi trova del tutto d'accordo.

lunedì 15 febbraio 2016

Se William Shakespeare potesse parlare...

Il 2016 è l'anno shakespeareano, ricorre il 400enario della morte del più grande drammaturgo di tutti i tempi, esattamente il prossimo 23 aprile. A quattro secoli dalla sua morte, William Shakespeare è l'autore più tradotto e rappresentato al mondo, ciò è già di per sé un elemento che fa pensare e incuriosire non poco. Possibile che i temi, i contenuti, gli intrecci sapientemente intessuti dal Bardo diversi secoli fa si prestino ancora a essere attuali, anzi i prediletti dei tanti teatranti - siano essi produttori, registi, commediografi, attori - che hanno adattato, riscritto, reinventato quelle trame, riempiendo le platee? Ebbene sì, un fenomeno assoluto, mai in crisi, che attraversa le epoche, la storia, gli inciampi e i trionfi dell'umanità per arrivare fino a noi, prediletto da innumerevoli palcoscenici in tutto il mondo.
Autore di 19 commedie, 10 tragedie, 11 drammi storici, 154 sonetti, Shakespeare è stato un prolifico scrittore nel quale quantità e qualità collimano indissolubili. Se l'arte e la letteratura possono vantare i loro geni, il teatro e la drammaturgia non sono da meno. Shakespeare per diversi aspetti è un autore ineffabile, vanta una grande conoscenza dell'animo umano, si muove disinvoltamente fra vicende e caratteri, riservandosi di inventare grandi personaggi o raccontare a suo modo le celebri personalità della storia.

martedì 9 febbraio 2016

Stoner - John Williams

Incipit: William Stoner si iscrisse all'Università del Missouri nel 1910, all'età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato di ricerca e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte, nel 1956. 

Così inizia un romanzo dal destino singolare, pubblicato negli Usa nel 1965 e rimasto ignorato per lungo tempo fino alla ristampa del 2003, che ne ha decretato il successo. Un romanzo stilisticamente impeccabile, una prosa asciutta, essenziale, un intreccio estremamente semplice. Quando si dice che uno scrittore riesce a mescolare sapientemente tutti gli ingredienti fondamentali per scrivere un buon libro...
E' strano come, agli occhi di chi legge abitualmente, si possa all'improvviso concretizzare un romanzo nel quale non si sarebbero immaginate due combinazioni così inusuali: il cosa, una vicenda lineare, semplice, e il come, la scrittura lucidissima e coinvolgente di un ottimo scrittore americano. Sì, perché comunemente noi lettori da cosa restiamo affascinati? Senz'altro da un'ottima scrittura ma che narri qualcosa che ha un sapore "epico", che travolga, che lasci senza fiato mentre insegui un intreccio vibrante di carattere.
Ebbene, qui lo stile è perfetto e il protagonista è un uomo comune, per molti aspetti perfino banale, un anti-eroe di provincia. Il guscio nel quale Stoner è rinchiuso - dalle convenzioni, da ciò che gli concede l'epoca in cui vive - è questo, ma allora cosa ce lo fa amare visceralmente?
Quando ho terminato il libro, commossa e malinconica come tutte le volte in cui si termina un romanzo che non si è saputo lasciare dalla prima all'ultima pagina, mi sono posta questa domanda e ho riflettuto attentamente a riguardo. Non posso che dire: il come. Il come è il colpo di genio. 

sabato 30 gennaio 2016

Prima candelina...

Voilà, un anno è già passato. Un anno di blogging, un anno di idee condivise, di emozioni in scrittura, di commenti utili, di piacevoli scoperte nel mondo dei libri e tanto altro. Cominciai con questo piccolo ingenuo post su un accessorio ben noto: Gli occhiali.
Sono una blogger? Non so. Forse sono una blogger sui generis, che non può dedicare molto tempo a questo piccolo angolo virtuale, ma che ci tiene e tanto. Un anno passa in fretta, diverse cose ho imparato di questo mondo variegato e interessante, ma la vera esperienza è stata di essere stata spesso scelta e quindi letta da diversi amici blogger di grande esperienza. Fin da subito ho saputo che si scrive perché qualcuno ci dia conferma del nostro saper scrivere e se a questo si aggiunge l'essere apprezzati, beh, è tutto dire. Mi sento pertanto di condividere questo primo compleanno con i diversi blogger coi quali comunico spesso, perché appunto ci siamo scelti e apprezzati infinite volte. Sappiate che tanto mi avete insegnato, e che vi leggo, osservo, imparo. Questi siete voi, prodi bloggers:
1. Anzitutto ringrazio Glò, perchè in ogni momento si è resa disponibile e utile a fornire un consiglio, una mano, paziente e pronta a esercitare tutta la sua vivace intelligenza. Grazie a Glò e ai blogger con cui collabora in La nostra libreria
2. Ringrazio Cristina e il suo splendido Athenae Noctua, che seguo sempre ritrovandovi tanta parte dei miei studi classici.
3. Ringrazio Penny Lane di What we talk about when we talk about books, che ho conosciuto da pochi mesi e nelle cui righe leggo tutta la sensibilità e il suo amore verso i libri. 
4. Ringrazio Cristina M. Cavaliere, di Il Manoscritto del Cavaliere, per la sua simpatia, per l'amore verso la storia e i suoi post sempre ricchi di spunti.
5. Ringrazio Ivano Landi, di Cronache del Tempo del Sogno, per il garbo e l'eleganza con cui intesse ogni articolo, nel quale descrive ed esprime vasta conoscenza. 
6. Ringrazio Tenar, di Inchiostro, fusa e draghi, perché è un'insegnante tenace e ricca di idee e passione.
7. Ringrazio Maria Teresa Steri, di Anima di carta, per l'immenso repertorio sulla scrittura che è il suo blog.
8. Ringrazio TOM, di Obsidian Mirror, per quei primissimi commenti sullo sconfinato mondo dell'horror e gli spunti di osservazione sempre ottimi. 
9. Ringrazio Grazia Gironella, di Scrivere è vivere, per tutti gli articoli che hanno creato in me spunti di riflessione, per la grazia che ha non solo nel nome. 
10. Ringrazio Ludo, di Ludo's blog, per la simpatia e la disponibilità nelle sue visitine da queste parti. 
11. Ringrazio Myrtilla, di Myrtilla's House, per la simpatia e la creatività da cui non si può che imparare.
12. Ringrazio tutti coloro che qui non compaiono, che frequento meno e che passano di qui pochissimo, ma che ogni volta lasciano un loro segno importante.
Sappiate che ho imparato qualcosa da ciascuno di voi.
A adesso, che un nuovo anno-blog abbia inizio, con tanti post, articoli, idee, mondi da condividere e scambiare, libri da leggere, spettacoli da pensare, Bellezza da conservare. Sì, perchè scrivere in fondo non è che conservare la Bellezza, proteggerla e offrirle nuovi orizzonti. Buona scrittura a tutti.

martedì 26 gennaio 2016

Macbeth - William Shakespeare

Prima strega 
Quando ci incontreremo ancora, noi tre?
Nel tuono, tra i lampi, o nella pioggia?
Seconda strega
Quando il ribollio sarà finito,
quando la battaglia sarà perduta e vinta.
Terza strega 
Ciò sarà prima che tramonti il sole.

Nell'anno shakespeareano, in cui ricorrono i 400 anni dalla morte del Bardo, torna il desiderio di leggere e rileggere le opere di Shakespeare, al quale dedicherò un post a sé. Mi sono unita alla #maratonashakespeariana lanciata da Scrachbook, del quale Macbeth è la prima lettura, e volentieri ho riletto questa superba tragedia, forse meno amata rispetto alle altre, ma innegabilmente magnifica. 
Composta fra il 1605 e il 1608, Macbeth è una delle tante prove di Shakespeare dinanzi alla natura umana delle teste coronate, e anche qui il drammaturgo non esita a mostrare cosa può esservi dietro i gingilli di scettri e corone, quanto sangue sia necessario versare per il potere, quanto doppia può essere l'anima che punta inesorabilmente verso l'ottenimento di un obiettivo che nulla ha di etico. I personaggi sono tutti, nessuno escluso, grandissimi in ogni loro aspetto, ciascuno a servizio di questa storia nella quale possiamo immaginare una sorta di spirale verso il basso. E' così che visualizzo il Macbeth: un gorgo che ha una base ampia e si restringe in una specie di budello, cerchi concentrici che mi riportano agli Inferi narrati da Dante. Se Macbeth ha visto la stessa forma, probabilmente la immaginava rovesciata, non sa che ogni sua azione lo sprofonda verso l'abisso. 

sabato 16 gennaio 2016

Lessico famigliare - Natalia Ginzburg

Incipit: Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: - Non fate malagrazie!
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: - Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! Non fate potacci! 

Uno dei miei propositi per questo anno nuovo è leggere quei classici imperdibili che finora hanno bellamente campeggiato sugli scaffali della mia libreria rimanendo intonsi, e ho cominciato con il celebre Lessico della Ginzburg. Questo libro è uno di quelli che s'ha da leggere, non fosse altro che per il suo rappresentare preziosa testimonianza dell'Italia fra le due guerre e dei decenni successivi al secondo grande conflitto. 
Il "lessico" del titolo si riferisce all'insieme di termini adoperati nella famiglia Levi - il nome da nubile della scrittrice, che era ebrea - pertanto la struttura portante di questo racconto è la quotidianità di una famiglia ebrea borghese che vive nella Torino antifascista degli anni fra le guerre. 
Il racconto è immediato, con tutta la coloritura di una spontaneità che rifiuta decisamente un piano iniziale e ordinato. I ricordi si susseguono uno dopo l'altro, non c'è divisione in capitoli, il tempo è all'imperfetto.